” […] timuit quo sospite vinci, rerum magna parens et morente mori”
[… da lui quando visse, la natura temette di essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire”
I contemporanei dicono di lui che era molto bello, amabile e amato.
Nelle sue opere non manca di rendere onore e omaggio ad artisti più anziani e meno fortunati di lui, come avviene per il Sodoma che Raffaello ritrae accanto a sé nella Scuola di Atene, ma anche rispetto e riconoscenza per i suoi predecessori al punto tale da opporsi al volere stesso del Papa rifiutandosi di rimuoverne e quindi distruggerne le opere per far spazio a quelle a lui stesso commissionate:
“perché la volta di questa stanza era dipinta da Pietro Perugino suo maestro, Raffaello non la volse guastar per la memoria sua e l’affezione che gli portava, sendo stato principio del grado che egli teneva in tal virtù”
In questo caso la stanza cui il Vasari fa riferimento è la Stanza dell’Incendio che Raffaello inizia nel 1514 dopo l morte di Giulio II. L’urbinate si rifiuta di distruggere l’opera del suo maestro, Pietro Perugino appunto, di cui il nuovo Papa, Leone X, aveva chiesto la rimozione.
Ma il giovane genio della pittura rinascimentale non esita a riconoscere il valore anche dei suoi più “diretti rivali”: quell’ Eraclito così appartato, scontroso, assorto forse più nel pensare che nello scrivere venne dipinto dopo, quando era stata svelata al mondo la meraviglia dell’opera di Michelangelo in Sistina.
“Causarum Cognitio”, “Divinarum Rerum Notitia” : in Raffaello tutto è ordine, calma, splendore (facendo mie le parole di Paolucci) e nel mondo delle Scienze e delle Arti raffigurato da Raffaello e voluto ed approvato dal “papa guerriero”, non ci sono discriminazioni di sorta.
Chi è venuto prima di Cristo a cominciare dai protofilosofi Platone ed Aristotele, chi ha fede non cristiana come Averroè, filosofo e non solo di fede islamica (” Averoìs che ‘l gran comento feo” , Inf. IV – Divina Commeida), hanno tutti pari dignità e il diritto di essere presenti tra i grandi del pensiero e della conoscenza perché proprio questo è il dovere degli uomini per essere definiti tali: studiare, conoscere, capire i perché, non si tratta di un’opzione, ma di un obbligo dettato dalla stessa natura umana.
Quando si passa alla bellezza di cui gli uomini hanno bisogno per ristorarsi così come hanno bisogno di leggi giuste perché il mondo non si trasformi in una giungla dominata dalle belve più feroci, ancora una volta non ci sono discriminazioni di sorta e quindi accanto a Petrarca troviamo Lesbo, poetessa dell’amore per eccellenza e notoriamente lesbica, ebbene l’omosessualità non era discriminata neanche nelle stanze di studio del Papa. Sembra proprio che quello di allora fosse un mondo ben più aperto di quello che faticosamente cerchiamo di costruire oggi.